Influenza di contenuti e stereotipi sessuali televisivi

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 28 aprile 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Di tanto in tanto torna di attualità il tema-problema dell’influenza dei contenuti mediatici su concezioni e comportamenti che si affermano o si consolidano nelle società contemporanee; il tempo in cui l’accusa alla “cattiva maestra televisione”[1] era al centro del dibattito in pedagogia, psicologia e sociologia è ormai lontano, e si tende spesso ad accettare acriticamente che stereotipi televisivi, originati da esigenze lontane da intenzioni educative, continuino ad imprimersi inconsapevolmente nella mente degli spettatori e, particolarmente, dei più giovani.

La questione è stata affrontata da membri della nostra società scientifica prendendo le mosse dai risultati di uno studio che ha analizzato il modo in cui viene rappresentato il comportamento sessuale in nove conosciutissimi programmi televisivi prodotti negli Stati Uniti. I fini di questo lavoro, condotto da Timmermans e Van den Bulck, non hanno la portata delle riflessioni interpretative da noi proposte, ma garantiscono oggettività al materiale prodotto, fornendo in tal modo un elemento di significatività per elaborazioni e commenti.

(Timmermans E. & Van den Bulck J., Casual Sexual Scripts on the Screen: A Quantitative Content Analysis. Archives of Sexual Behavior - Epub ahead of print - doi: 10.1007/s10508-018-1147-1, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Media and Communication, Erasmus School of History, Culture and Communication, Erasmus University Rotterdam, Rotterdam (Paesi Bassi); Department of Communication Studies, University of Michigan, Ann Arbor, Michigan (USA).

I saggi e gli studi critici esistenti su questa materia hanno fornito generalmente informazioni acute e interessanti in termini di fattori contestuali e frequenza dei comportamenti sessuali presenti nei programmi, ma non hanno approfondito il contesto relazionale in cui hanno luogo le rappresentazioni sessuali proposte al pubblico. Per colmare questa lacuna, Timmermans e Van den Bulck hanno attuato un progetto che ha impiegato metodi di analisi del contenuto per misurare la frequenza e il contesto di rappresentazione del comportamento sessuale in nove popolari show televisivi statunitensi, tenendo conto del tipo di atti ed espressioni sessuali particolari.

I risultati suggeriscono che, nei programmi televisivi analizzati, i comportamenti sessuali all’interno di un contesto sessuale occasionale o casuale erano mostrati quasi con la stessa frequenza di atti erotici appartenenti alle forme della relazione interpersonale fra partner di una coppia matrimoniale. Poi è stata evidenziata una bias degli autori, interessante da sottolineare perché evidente anche nelle produzioni che passano sui nostri schermi: mentre i comportamenti intimi in una consolidata relazione di coppia erano generalmente limitati al baciarsi appassionato, i comportamenti sessuali rappresentati in contesti occasionali consistevano prevalentemente nella riproduzione esplicita degli atti di accoppiamento.

Un altro elemento rilevante a proposito degli atti sessuali extra-matrimoniali o occasionali è che l’analisi dei loro contenuti ha rivelato l’assoluta importanza del genere televisivo al quale appartengono. Ad esempio, il popolarissimo genere – anche in Italia – della situational comedy o situation comedy o sitcom[2] non presentava alcuna scena con immagini esplicite di atti di coito o altre rappresentazioni di interazioni fisiche di tipo erotico, e principalmente contemplava baci o altre effusioni caste tra coniugi o fidanzati. Al contrario, il genere della cosiddetta “commedia drammatica” (comedy drama) presentava la più grande proporzione di scene esplicite di rapporti sessuali, generalmente intercorrenti tra partner occasionali.

Un altro scopo di questo studio è stata l’analisi dei copioni che riportavano la sceneggiatura della tipica esperienza sessuale casuale e i testi della descrizione della tipica relazione occasionale in cui questi atti di accoppiamento in genere hanno luogo. Tale esame ha rivelato, ad esempio, che, nel paragone fra personaggi di sesso maschile e femminile, erano le donne, cioè le attrici, che più spesso davano inizio all’approccio erotico esplicito nelle scene relative agli incontri sessuali occasionali. Infine, si è rilevata la realistica rappresentazione di episodi di rapporti sessuali imprevisti tra precedenti partner sessuali.

Nella discussione sono stati evidenziati e dibattuti aspetti non immediatamente evidenti ad un’analisi superficiale.

Una prima osservazione ha riguardato un elemento implicito nei testi che caratterizza da molti anni anche le fiction della televisione italiana: un’apparente costante senza eccezioni è la virtuale abolizione del concetto di adulterio e, con questo, l’esistenza di personaggi con una morale che considera negativamente i rapporti sessuali fuori del vincolo matrimoniale.

La tradizionale giustificazione basata su “ragioni di realismo”, addotta dagli autori di trame, non è sostenibile. Mentre è comprensibile l’interesse letterario – si pensi agli innumerevoli personaggi della poesia e della narrativa, da Paolo e Francesca ai romanzi del secolo scorso – e teatrale per le relazioni extraconiugali, non si giustifica la totale abolizione della rappresentazione dell’orientamento etico e spirituale di una parte considerevole della società. Basti pensare che la cultura ebraica, quella cristiana secondo le confessioni cattolica, ortodossa o protestanti, così come molte versioni dell’Islam, ammettono i rapporti sessuali solo nell’ambito di una relazione di assunzione di responsabilità reciproca dei coniugi, e di questi verso i figli che intendono generare.

Se è vero che esiste da decenni una “secolarizzazione” de facto che porta molti credenti a seguire una morale sessuale da agnostici o da atei, pur osservando le prescrizioni più facili da rispettare, è pur vero che in tutti coloro in cui tale dimensione della vita di relazione è profondamente concepita nella sostanzialità di una visione dell’uomo e del mondo, come accade nella spiritualità oblativa cristiana, si conserva un sentire ed un agire che valorizza il corpo, quale tempio dello spirito, anche a dispetto di debolezze, cadute ed eccezioni. E tali persone, anche secondo le indagini sociologiche, non sono poche. In alcuni generi di fiction, la costante assenza di personaggi ispirati a questo stile morale e l’uniformità di una concezione strumentale dei rapporti sessuali, intesi a soddisfare i bisogni fisici e affettivi di ciascuno, e limitata solo da ragioni di impossibilità, rischio, opportunità o correttezza formale, ha contribuito ad amplificare la rappresentazione di questo stile comportamentale e a moltiplicare le persone che vi aderiscono.

Una seconda osservazione ha riguardato un altro contenuto implicito potenzialmente in grado di influenzare, in modo inapparente, soprattutto i più giovani. La rappresentazione dell’unione fra coniugi solo mediante sporadiche scene di baci, contrapposta alla “regola” di mostrare atti sessuali espliciti nei rapporti occasionali, generalmente con buona qualità tecnica ed artistica delle riprese, reitera innumerevoli volte un’immagine positiva, estetizzata e vitale, con il sapore dell’avventura, per la ricerca del piacere e il suo godimento, che implica anche cambiamento, novità e trasgressione. Questa manifestazione di intemperanza e di “egoismo a due” è costantemente chiamata “amore” (amarsi, fare l’amore, ecc.) e proposta come stereotipo di un valore. Il modo in cui la trama, e soprattutto la sceneggiatura, presentano il contesto in cui si verificano questi rapporti, tende a tralasciare gli effetti collaterali di sofferenza per partner traditi e figli trascurati, camuffando sotto lo stereotipo della “prevalenza dell’amore sulle convenzioni” un esercizio disinvolto della libertà individuale, concepita come pratica edonistica, in una cornice che non è azzardato definire neopagana.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-28 aprile 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Si fa riferimento al celebre saggio di Karl Popper.

[2] Rappresentazioni di vita vissuta simil-teatrali, interpretate da  pochi personaggi in ambienti fissi, con una temporalità reale e trame nello stile della commedia brillante. Il primo esempio, nato negli USA (I love Lucy) e proposto dalla RAI agli inizi della sua storia con il titolo di “Lucy ed io”, fu seguito da numerose altre, quali: Alf, Mork & Mindy, Il mio amico Arnold, I Robinson, George & Mildred, ecc., e le sitcom italiane, da Casa Vianello a Camera Cafè.